A che punto siamo con la parità di genere?
Riforma.it racconta l'ultima edizione di Frontiere Diaconali
Si è inserito a metà dell’ideale percorso tra il Presinodo Fdei («Donne protagoniste in una società che cambia») e la serata pubblica di lunedì (che verterà su «Oppressione, resilienza, trasformazione: donne nello spazio pubblico»), il consueto appuntamento organizzato dalla Commissione sinodale per la diaconia nel tardo pomeriggio di sabato, nel tempio valdese di Torre Pellice.
Il tema della quindicesima edizione, «Pari o dispari? Una questione di genere», era infatti volutamente legato agli altri due appuntamenti, come sottolineato nei saluti iniziali dalla presidente Fdei, pastora Mirella Manocchio, che ha ricordato come nella classifica dei paesi che meno tutelano la parità di genere l’Italia ha una posizione tutt’altro che invidiabile: l’importanza del dibattito e della riflessione va di pari passo con le azioni concrete, come l’iniziativa avviata dalla Federazione di creare un database nazionale a disposizione di tutte le associazioni legate alla Fdei, con i contatti utili sui vari territori.
Dando l’avvio al convegno, il pastore Francesco Sciotto, presidente CSD, ha richiamato la certificazione sulla parità di genere nei posti di lavoro, richiesta e ottenuta dalla Diaconia valdese alcuni mesi fa, che è stata il focus dell’intero dibattito, introdotto dalla puntuale relazione di Alessandro Rizzo, ricercatore dell’Istituto nazionale per l’analisi delle Politiche pubbliche, (Inapp), che da anni si occupa proprio di parità di genere e ha introdotto l’argomento offrendo una panoramica europea e nazionale, anche rispetto ai cambiamenti che il Pnrr dovrebbe offrire (le donne sono una delle priorità individuate). L’Italia si colloca a metà classifica a livello europeo rispetto alla parità di genere, con passi significativi, ma non ancora sufficienti, per esempio in tema di trasparenza salariale.
Un quadro utile per collocare il lavoro della Diaconia valdese, nel successivo dibattito moderato da Monica Fabbri, membro CSD, in dialogo con Rizzo e con due operatrici della Diaconia valdese, Marzia Disarò e Miriam Mourglia, in qualità di componenti del Comitato Parità della Diaconia Valdese (insieme alla stessa Fabbri, coordinatrice, e al segretario esecutivo della CSD, Gianluca Barbanotti), che hanno raccontato come si è svolta la procedura.
Il Comitato, creato proprio in vista della certificazione ha sviluppato, ancora prima dei risultati dell’audit, un “Piano Strategico” individuando alcune aree d’azione: la comunicazione (in particolare l’attenzione al linguaggio), la sensibilizzazione del personale, la prevenzione di abusi e molestie; la qualità dell’ambiente lavorativo; la conciliazione tempo lavoro/vita. Una sorta di autoanalisi parallela al lavoro dell’auditor (la persona incaricata del controllo), anche al di là degli aspetti tecnici, che ha “scavato” nelle pratiche quotidiane.
Il risultato, affatto scontato (tanto più per una “grande impresa” come la Diaconia valdese, che conta più di 600 dipendenti, il 75% dei quali donne) e perciò ancora più apprezzato, è stato di 65,5 punti su 100. Un buon risultato (gli “auditor” hanno ammesso di essere stati severi), che ha spronato la Diaconia a lavorare per migliorare i punti di debolezza. Per esempio, ha ricordato Disarò, ci sono buone pratiche ma manca ancora una Policy (un documento formale) contro abusi e molestie, mentre sul piano delle retribuzioni la Diaconia ha ottenuto 100/100; buoni risultati anche in termini di carriera e governance.
Come ha ben sintetizzato il dott. Rizzo, congratulandosi per il risultato, questa certificazione non chiude, ma semmai apre un processo, di autoanalisi e consapevolezza, perché le disparità ci sono sempre, e troppo spesso le si collega a cause macroscopiche, mentre vanno ricercate nel quotidiano.
Nell’occasione sono stati presentati gli ultimi due “Quaderni della Diaconia”: il n. 16, con lo stesso titolo dell’incontro, Pari o dispari? Una questione di genere, contiene numerosi interventi, uno dedicato naturalmente alla certificazione di cui si è parlato nella tavola rotonda, nonché il punto di vista di operatrici della Diaconia: Sarah Piras e Laura D’Apote, Servizio Adulti e Territorio; Noemi Bertolotti, Servizi Inclusione, con alcune schede dedicate ai progetti di “Responsabilità autonomia donna” a Roma (Radar), Torino (Radat), Milano (Radam).
E ancora, due interventi di taglio biblico con le pastore Erika Tomassone e Daniela Di Carlo, e gli interventi della segretaria della Federazione giovanile evangelica in Italia (Annapaola Carbonatto su “questioni linguistiche e grammaticali”) e della presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia fino a marzo 2023 (Gabriela Lio, con un’analisi storica della parità di genere).
Per completare il quadro, due interventi dal convegno “Womanitarian - le donne risorse di comunità” (Napoli, 28 aprile 2022), Mihria Qadiri sulle donne in Afghanistan e Claudia Segre su “Operatori pastorali e fondazioni”. Non manca poi uno sguardo sulla Diaconia in Germania con Mirjam Roller.
Il n. 17, intitolato Ambiente, desideri e consumi, ha un contenuto diversificato: si apre con la Dichiarazione della Diaconia valdese sulla cura del Creato (luglio 2021) da cui è nato il lavoro del gruppo di lavoro sull’ambiente (formato da Silvia Davit e Stefano Bertuzzi, intervenuti durante l’incontro, insieme a Lisa Bellion, Elisa Taccia e Salvatore Cortini quale referente Csd). Il gruppo ha prodotto un documento, che costituisce il grosso del volume, con una serie di schede di approfondimento dedicate ad altrettanti ambiti di forte impatto ambientale (alimentazione, abbigliamento, trasporti, farmaci, tecnologie della comunicazione e dell’informazione), casi studio, suggerimenti pratici, un’appendice con proposte di lavoro (si pensa infatti a un utilizzo molto pratico in diversi ambiti delle chiese). Infine, il volume raccoglie i tre interventi di Fulvio Ferrario, Maurizio Ambrosini e Mateen Nasratullah al convegno «Cambia-menti aRiforma.itmbientali: esodi ed esondazioni» (Genova, 26 gennaio 2023).
Fonte: