Anziani: riforma a rischio

Anziani: riforma a rischio

Le lacune della manovra, la carenza di organico

Nessun finanziamento per l’avvio della riforma della non autosufficienza nella Legge di bilancio dello Stato in discussione. Il Governo ha detto a 3.800.000 cittadini anziani non autosufficienti (e alle loro famiglie): arrangiatevi! Il Patto per la non autosufficienza, raggruppamento di decine di enti e associazioni interessate al tema, tra cui la Diaconia Valdese, aveva chiesto un primo finanziamento della riforma nel 2024. Una riforma come questa richiede infatti risorse aggiuntive di diversi miliardi in un percorso di legislatura. Per il 2024, primo anno in cui la riforma entrerà in vigore, la proposta era di 1 miliardo e 300 milioni a fronte di nuovi servizi: attivazione dell’assistenza domiciliare specificamente progettata per la non autosufficienza, aumento della qualità dell’assistenza fornita agli anziani che vivono nelle strutture residenziali, avvio della prestazione universale con importi superiori all’assegno di accompagnamento per chi versa in condizioni più gravi e per coloro i quali scelgono di impiegare la prestazione per ricevere servizi. Una proposta articolata, puntuale, a cui, nel Paper n. 4 sulla RSA abbiamo contribuito come Diaconia Valdese.[1]

A questo punto la domanda è: che fine farà la riforma? Sarà rinviata? Sarà un’altra occasione perduta? Per tentare una risposta vanno considerati almeno due elementi: l’adozione entro il 31 gennaio 2024 (come previsto dal PNRR) dei Decreti Legislativi attuativi e gli effetti sull’assistenza alla non autosufficienza della Legge di bilancio per il settore sanitario. A poco più di due mesi dalla scadenza si rincorrono solo voci sul contenuto dei Decreti, che dovrebbero mettere a terra la riforma con scelte molto precise come previsto dalla riforma. L’impressione è che siano depotenziati nei contenuti e approvati per rispettare l’obbligo formale di presentazione nei tempi previsti. La Viceministro Bellucci in un incontro recente col Patto ha espresso la volontà di far leggere le bozze dei Decreti ai soggetti sociali e di prendere in considerazione le loro osservazioni: un impegno per il Patto a gestire questa fase difficile con attenzione e puntando a qualificare al massimo l’attuazione della legge. Per quanto riguarda la Legge di bilancio sulla sanità sono previsti 3 miliardi di euro aggiuntivi nel 2024, di cui l’80% per i rinnovi contrattuali. Come ha evidenziato la Fondazione Gimbe, “ben poche risorse per le altre priorità. Soprattutto la Manovra non lascia affatto intravedere un progressivo rilancio del finanziamento pubblico: dopo il balzo in alto del 2024, infatti, tornano le cifre da “manutenzione ordinaria” con incrementi talmente esigui che nel 2025 e nel 2026 non copriranno nemmeno gli aumenti legati all’inflazione.” Continua lo smantellamento del SSN che è quasi in una fase di premorienza. Questo ha ricadute anche sull’assistenza agli anziani non autosufficienti, rispetto ai quale le Regioni non hanno risorse da aggiungere, per un finanziamento in termini reali della sanità nel 2024 inferiore al 2023, considerando l’inflazione e la dinamica di costi. Il rischio che la riforma resti al palo è quindi reale. Cosa è possibile fare per contrastare queste scelte? Il Sinodo delle Chiese Valdesi e Metodiste ha approvato due atti: il documento “Una salutare eguaglianza” per la difesa del Sistema Sanitario pubblico e l’appoggio all’impegno della Diaconia Valdese nel Patto per la non autosufficienza, invitando le Chiese ad attivarsi su questi temi: con le nostre forze e risorse è importante rispondere a questo invito. La Diaconia Valdese proseguirà il percorso nel Patto, proponendo relazioni maggiori con le Regioni oltre al confronto col Governo, ma anche di affrontare con forza un tema critico per i servizi: la carenza di figure professionali, infermieri, oss, fisioterapisti ecc. Questa carenza è dovuta a molte cause: calo demografico, salariali insufficienti, scarsa attrattività dei percorsi formativi e delle professioni di cura, difficoltà nel riconoscimento di titoli di studio esteri, ecc. Molte strutture e servizi in Italia rischiano di chiudere per mancanza di personale qualificato: non servono interventi fai da te, la ricerca di soluzioni eterogenee e provvisorie. Va trovata una risposta organica e di sistema che garantisca qualità di assistenza e sostenibilità rispetto alle figure professionali oggi presenti e individuando nuove figure, incentivando la formazione, facilitando il percorso di riconoscimento di titoli esteri in uno spirito di collaborazione con i Paesi di provenienza.  Permane l’impegno a continuare quindi a lavorare per la realizzazione della riforma, per il reperimento di risorse adeguate e per consolidare i profili delle professioni sanitarie necessarie per gestire il presente e il futuro delle persone non autosufficienti.


 
[1] La proposta è consultabile nel sito del Patto nella sezione Documenti, “Prime misure per gli anziani non autosufficienti. Avviare un Piano di Legislatura

Articolo di Daniele Massa tratto da Riforma - 17 novembre 2023
Foto di Alexa da Pixabay