Migranti
Caso Sea Watch: L'Huffington Post intervista il Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese
19 marzo 2019 - L'Huffington Post Italia ha intervistato il Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese Gianluca Barbanotti sul caso Sea Watch. Ad oggi, i profughi sbarcati a Malta che la Diaconia Valdese avrebbe dovuto accogliere sono ancora bloccati sull'isola, nonostante le sollecitazioni rivolte al Governo.
Di seguito l'articolo di Gabriele D'Angelo:
Mentre a largo di Lampedusa l'arrivo della Mare Jonio apre un nuovo caso sul dossier immigrazione, un altro, ben più datato, non accenna a chiudersi. È quello dei 49 profughi salvati da Sea Watch e Sea Eye a dicembre scorso, 10 dei quali avrebbero dovuto essere accolti in Italia dalla chiesa Valdese. Il condizionale è d'obbligo, perché ad oggi, dopo oltre 3 mesi, la situazione è ancora incredibilmente in standby: "Sono ancora tutti a Malta - denuncia ad Huffpost Gianluca Barbanotti, segretario esecutivo della Diaconia Valdese - Dal governo italiano non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta. È come se queste persone fossero fantasmi, bloccati dalla politica in una sorta di purgatorio dell'Europa".
Barbanotti, facciamo un passo indietro. A quando risalgono i vostri primi contatti con il governo?
"Nei giorni successivi allo sbarco a Malta abbiamo avuto contatti con la viceministra degli esteri Emanuela del Re. Tramite lei abbiamo fatto pervenire la nostra disponibilità ad accogliere questi 10 migranti. Poi il premier Conte si è intestato tutta questa operazione, e il 10 giugno abbiamo saputo dai giornali che il governo aveva accettato la nostra offerta. Da allora ci è arrivata soltanto una mail in cui ci dicevano di tenerci pronti. Poi però, più nulla. Né da Salvini, né da Toninelli, né da qualsiasi altro membro del governo".
Ma di preciso, dove sono ora queste persone?
"Si trovano in un hotspot chiuso vicino a La Valletta, assieme ad altri migranti coinvolti nei salvataggi precedenti e successivi a quello del 22 dicembre. Un nostro contatto ci ha garantito che vivono in condizioni dignitose, ma ormai sono lì da diversi mesi..."
Sapete almeno chi sono i profughi destinati all'Italia, se ci sono donne e bambini?
"Su questo siamo al paradosso. Non sappiamo neanche il numero esatto, potrebbero essere 10 come 12. Il fatto è che ogni paese, secondo l'accordo siglato da otto paesi europei, doveva andare lì per 'sceglierli' in base a questioni linguistiche, legami parentali eccetera. Gli altri paesi, in primis Francia e Lussemburgo, hanno già portato via la loro quota di migranti, o quantomeno sono andati a visitare l'hotspot. L'Italia no. Quindi, ad oggi, noi ancora non sappiamo chi dovremmo ospitare, se ci sono donne o minori, nulla. E chiaramente noi non possiamo andare a scoprirlo di persona. Ci deve pensare il governo. Bisogna avviare i percorsi con l'ambasciata, predisporre i visti per farli entrare. E poi queste persone sono in una situazione giuridica particolare".
Cioè?
"Non essendo ancora stati improntati e identificati di fatto è come se non fossero mai sbarcati in Europa. Sono bloccati in un limbo dal quale non sanno come uscire".
Avete provato a sollecitare l'esecutivo sulla questione?
"Certo! Lo abbiamo fatto in tutti i modi possibili, ma non è servito. Siamo rimasti sorpresi. Ci aspettavamo quantomeno un segnale da parte del governo, un tenerci aggiornati sugli sviluppi della vicenda. Ora siamo anche un po' inquieti, perché il nostro nome è stato anche utilizzato molto dai media su questa vicenda, e quindi si ripercuote sulla nostra reputazione".
Come mai secondo voi c'è stato questo atteggiamento da parte dei gialloverdi?
"Questo non lo so, certamente qualcuno ha voluto mettere una bandierina politica su questa questione. Anche perché, diciamocelo, stiamo parlando di 10 persone, che non spostano assolutamente nulla sugli equilibri di una nazione. In ogni caso noi siamo ancora qui. Non torniamo indietro su quanto avevamo promesso e garantito a tempo debito. Le nostre porte sono ancora aperte".