Chiese e diaconia in dialogo

Chiese e diaconia in dialogo

Nuove forme di comunicazione territoriale

Per le chiese del protestantesimo storico il lavoro diaconale è quasi sempre parte fondamentale della testimonianza della Parola, sia quando sviluppato attraverso l’azione volontaristica dei membri di chiesa, sia quando fa parte di una dimensione di tipo professionale, avvalendosi di operatori/rici e collaboratori/rici che non necessariamente frequentano le chiese. In ogni caso, anche quando le diaconie sono maggiormente istituzionalizzate, il lavoro diaconale non può e non deve prescindere dalla presenza delle comunità ecclesiali che possono essere, al contempo, sia beneficiarie sia importanti risorse dell’azione sociale della Chiesa. 

Allo scopo di rispondere all’esigenza di strumenti che consentano di mettere in maggiore relazione la diaconia strutturata della Chiesa Valdese, ed in particolare i servizi coordinati dalla Diaconia Valdese CSD, da gennaio è stato incaricato Stefano Bertuzzi per occuparsi della comunicazione territoriale tra diaconia e comunità locali. La presenza sul territorio di esse, i loro rapporti con enti pubblici e privati, le conoscenze e competenze di tanti membri di chiesa sono valori aggiunti su cui la Diaconia Valdese può contare e che, in un certo senso, la avvantaggia rispetto alle altre organizzazioni che operano negli stessi ambiti e luoghi. D’altra parte l’opera della diaconia conferma e rafforza la Parola di cui le chiese sono operose testimoni. Uno scambio reciproco che è fondamentale sviluppare sia con azioni concrete sia attraverso una sempre maggiore conoscenza reciproca.

Come? Sfruttando i bollettini ecclesiastici nonché i siti e le newsletter istituzionali, compresi quelli della CSD; attraverso il micro fund-raising su progetti specifici; con la partecipazione degli operatori e delle operatrici a momenti importanti della vita delle chiese (Domenica della Diaconia ma anche agapi o eventi di condivisione appositamente sviluppati); attraverso gli incontri tra i gruppi di coordinamento territoriale che già operano in diversi luoghi; infine - ma la lista può ancora arricchirsi! - con un coinvolgimento di volontari e volontarie delle chiese che sia utile, praticabile e soddisfacente per tutte le parti coinvolte. Sarà compito di Stefano - e non solo … - far sì che queste buone pratiche siano conosciute e implementate a livello locale. Un primo incontro, che si è tenuto da remoto a metà gennaio con i responsabili dei coordinamenti territoriali attivi e con alcuni/e operatori/rici delle stesse zone, ha mostrato grande interesse per il percorso appena intrapreso. A testimonianza di quanto sia importante la comunicazione e il dialogo tra le diverse parti diverse di un unico corpo.