Contratto unico del socio-sanitario, via al percorso condiviso.
Al convegno Uneba di Bari presente il Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese
BARI, 29 APRILE - Il sociosanitario, unanime, è pronto a intraprendere il percorso verso il contratto nazionale unico per i 250.000 lavoratori del settore, ma chiama in causa a gran voce la politica che non può voltarsi dall'altra parte quando si tratta di risorse, e del futuro a rischio di chi ha bisogno, e diritto, alle cure, anziani, disabili o minori.
Diaconia Valdese, Agespi, Aris, Agidae, Anffas, come associazioni datoriali e i sindacati Cisl Fp, Fisascat Cisl, Fp Cgil, Uil Fpl e Uiltucs hanno partecipato sabato 29 aprile u.s. alla tavola rotonda “Verso il contratto unico dell’assistenza”, organizzata da Uneba a conclusione del suo convegno nazionale di Bari e moderata da Paolo Viana di Avvenire.
Tutti i partecipanti, pur nella diversità delle sfumature, hanno espresso interesse e disponibilità ad arrivare ad una armonizzazione dei contratti, in un settore dove attualmente ne coesistono una ventina.
Presente all’incontro, per la Diaconia Valdese, il Segretario Esecutivo Gianluca Barbanotti, che provando a immaginare gli oscuri scenari futuri per i destinatari dei servizi, per tutto il settore e quindi anche per gli operatori e le operatrici coinvolti, ha segnalato la necessità di “incardinare” almeno le tabelle retributive a meccanismi unitari che possano alzare la forza contrattuale nei confronti dell’ente pubblico e ha concluso auspicando che il nodo delle risorse non si risolva abbassando la qualità dei servizi.
“Dobbiamo metterci insieme per contare di più – ha detto il presidente Uneba Franco Massi - Il Servizio Sanitario Nazionale è in difficoltà, non vorremmo che il sociosanitario diventi l'anello debole che ne paga le conseguenze”.
Ma per garantire futuro al sociosanitario, e dignità alle centinaia di migliaia di persone fragili di cui si prende cura, servono risorse. E quindi serve la politica: Governo, Parlamento, Conferenza Stato Regioni, le 21 Regioni e province autonome con i loro sistemi sanitari.
“Il salto di qualità deve essere il coinvolgimento delle istituzioni – ha detto Michele Vannini, segretario nazionale Fp Cgil: serve un tavolo comune anche con loro. Invece a volte le istituzioni utilizzano i gestori che svolgono servizi a nome loro e quando invece c'è da fare sistema per capire come retribuire adeguatamente il personale, si voltano dall'altra parte”.
“La politica non si può chiamare fuori: deve essere consapevole che la complessità della risposta da dare sta cambiando”, ha aggiunto Franco Berardi, segretario nazionale Cisl Fp.