Ferme du faï presso Le Saix: l’esperienza di Francesca
Volontariato all'esterno con la Diaconia Valdese
L’Ufficio Volontariato e Mobilità Giovanili della Diaconia Valdese coordina progetti di volontariato all’estero - dai 9 ai 12 mesi - per giovani fra i 18 e i 30 anni, in partnership con tanti enti e associazioni che operano nell’ambito sociale. La nostra volontaria Francesca è al momento in Francia, alla Ferme du Faï presso Le Saix, centro giovanile che opera per l’inclusione sociale e la partecipazione delle e dei giovani, con particolare attenzione alle persone socialmente svantaggiate. Ecco cosa ci racconta:
"Quando il 19 aprile 2024 scendo dalla navetta, e atterro sul suolo del luogo in cui vivrò per i prossimi sette mesi, stringo tra le mani un violino – che non ho suonato per oltre dieci anni – e un vaso con una pianta di cipolla perenne, sradicata dall’orto di famiglia. Mi trovo in una piccola borgata di un vallone secondario nelle Alpi francesi ed è in atto un festival musicale, così in quel momento sono lì molte persone. Alcune di loro mi vedono arrivare e – senza sapere chi sia e per quale ragione sia lì – mi dicono: «Benvenuta».
Nei giorni successivi entro a conoscenza della routine settimanale del sito. Ogni mattina alle otto arrivano una decina di persone, i miei nuovi colleghi, che poi ripartono alla fine della giornata lavorativa. Talvolta la sera sono sola, ma non quando sono qui musicisti e creativi che partecipano alle residenze artistiche: così la prima settimana incontro Anne, Stéphane e David. Quindi cuciniamo e ceniamo, e poi la sera decidiamo di passare altro tempo insieme; in fondo cosa fare di meglio se non chiacchierare e ascoltare il suono della stufa a legna, in una freddissima serata in una borgata remota delle Alpi? David è triste perché nel viaggio per arrivare qui ha rotto il suo violino, allora gli propongo di suonare il mio. Suoniamo a turno ciascuno il proprio repertorio folk, e quando finisco di suonare quello che molti anni addietro era il mio cavallo di battaglia, tutti rimangono in silenzio finché David lo infrange con le parole: «Grazie, è stato molto bello. Che peccato se non l’avessi suonato». La serata va avanti e suoniamo tutti insieme, ma quella frase mi tocca nel profondo e riaffiora più volte tra i miei pensieri nei giorni successivi.
Nel corso della settimana – mentre poto le rose della borgata – mi si presenta un tale Robin. Cerco di ricordare dove l’abbia già visto, e mi viene in mente che era tra le persone che al mio arrivo mi avevano accolta con la parola «Benvenuta».
Robin mi ha vista con un violino in mano e dunque mi invita a partecipare a un momento di musica tradizionale locale e convivialità tra amici, che avrà luogo la sera successiva presso la sua abitazione. Dunque il giorno dopo io, Anne, Stéphane e David partiamo tutti sulla mia vettura, ciascuno con il proprio entusiasmo e uno strumento da suonare. Io non ho mai suonato in un contesto del genere e sono terrorizzata dall’idea di rovinare quel momento musicale con la mia inesperienza, lo dico a Stéphane il quale strizza l’occhio e mi dice: «Se non sai che nota suonare fai un La o un Re, e se non ti suonano bene fai dei rumori confusi: l’importante è andare a tempo». Rido, e la sera mi diverto in quel contesto così lontano dalla mia zona di comfort.
Quando a notte inoltrata torniamo alla nostra remota borgata camminando al chiaro di luna, sorrido e mi dico: «Che peccato se non fossi partita».
Dopo quella prima intensissima settimana molte altre cose accadranno. La cipolla perenne non sopravviverà alle insidie dell’orto collettivo, ma la saluterò suonando per lei un requiem al violino. Passerò le settimane successive a suonare con tutti i musicisti di passaggio, forte del fatto che se il La e il Re non mi suonano bene, posso sempre cavarmela con dei rumori confusi".
Francesca, volontaria presso Ferme Le Faï