In ricordo di Salvatore Ricciardi

In ricordo di Salvatore Ricciardi

Fu membro della Commissione Sinodale per la Diaconia

Condividiamo il ritratto del pastore Ricciardi scritto per Riforma da Alberto Corsani, ricordando con affetto e gratitudine Salvatore, membro della Commissione Sinodale per la Diaconia dal 2007 al 2014, dove ha svolto il suo servizio con acume, intelligenza e sensibilità.

«Una sorta di integrazione valdese ante litteram, nel segno dell’ospitalità e poi dell’integrazione.»: con queste parole il pastore Salvatore Ricciardi, deceduto venerdì 30 maggio alla casa di riposo Caprotti-Zavaritt di Gorle (Bg) all’età di 87 anni, ricordava la vita della chiesa di Napoli Vomero («in origine valdese, poi metodista e poi ancora in parte formata anche da valdesi»). Ricciardi vi aveva esercitato il proprio ministero pastorale negli anni fra il 1963 e il 1975, quando appunto verrà portato a compimento il percorso del Patto d’integrazione di cui ricordiamo quest’anno il 50° anniversario.

Dopo gli studi teologici, e dopo l’esperienza napoletana, di padre casertano ma nato in Lucania, era stato pastore a Taranto e diaspora (1975-84), poi a Milano (1984-1996) e infine, appunto a Bergamo fino all’emeritazione avvenuta nel 2008. In quei diversi contesti, come ricordò a Riforma, ciò che lo colpì era stato il movimento, la collaborazione fra diverse realtà evangeliche, la diffusione dell’attività evangelica sul territorio. A Taranto, per esempio, «9 anni con cinque chiese, oltretutto sparse anche in province diverse: oltre alla sede principale, Grottaglie, Latiano, Brindisi, Bernalda-Metaponto, a cui poi si aggiunse Matino (Lecce)». Aggiungendovi la presenza nella Tavola valdese, in quegli anni, non stupisce che il suo bilancio parlasse anche di… «nove anni e tre automobili condotte allo sfinimento (loro), ma senza incidenti».

La sua ultima sede pastorale, dopo gli anni intensi di Milano, quando l’interlocuzione ecumenica era con il card. Martini, fu Bergamo: un ritorno a casa, in un certo senso, poiché la famiglia si era trasferita nella città lombarda quando lui entrava alla Facoltà valdese di Teologia (1958). Una città ovviamente cambiata, una comunità che oltre alla storica presenza di famiglie di origine svizzera, era ormai diventata multietnica e multiculturale. Lo sguardo del pastore Ricciardi, che dopo l’emeritazione ebbe ancora incarichi importanti (per esempio nella Commissione sinodale per la diaconia), era stato peraltro più ampio: per otto anni fu membro del comitato esecutivo dell’ Alleanza riformata mondiale (Arm – oggi Wcrc, Comunione mondiale di chiese riformate), e fu presidente (1994-2002) della Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa (Cepple)

Grande conoscitore degli ordinamenti valdesi, tenne il culto inaugurale del Sinodo nel 2001, annunciando che Gesù ci parla di un Regno «… che egli vuole popolare proprio delle persone umiliate dalla vita, che egli riscatta e libera, restituendo loro la dignità di esseri umani e di figli di Dio». Del Sinodo fu anche presidente più volte, conducendo l’assemblea fra gli scogli delle discussioni più sofferte e anche riuscendo al meglio in una pratica a cui forse prestiamo poca attenzione, ed è invece significativa: la capacità di accogliere i messaggi di saluto degli e delle ospiti provenienti da chiese sorelle, a cui rispondeva interpretando al meglio la comunanza di fede, la storia di realtà diverse e la loro comune speranza, parlando a nome di ogni fratello e sorella non solo presenti in Aula, ma in tutto il territorio – dalle valli valdesi a ogni più sperduta diaspora. Fraternità e sororità che è giusto esprimere agli ospiti, ma anche rinnovare e ripeterci all’interno della chiesa, che vive necessariamente anche di questa consapevolezza.