La Diaconia Valdese entra a far parte del Terzo Settore

La Diaconia Valdese entra a far parte del Terzo Settore

Rimane invariato l'impegno verso il Prossimo

Il 31 marzo 2022 il Presidente della Diaconia Valdese, pastore Francesco Sciotto, ha firmato davanti al notaio il regolamento delle attività di interesse generale che la Diaconia Valdese - CSD svolgerà d'ora in poi in qualità di ente del Terzo Settore. 

Si tratta di una nuova fase, che coniuga la specificità di ente ecclesiastico con la normativa prevista dalla riforma del Terzo Settore. 
Una riforma rivolta a tutti gli enti, le organizzazioni ed associazioni impegnati in Italia nel settore sociale, solidaristico e culturale, che offre nuove opportunità che la Diaconia Valdese ha voluto cogliere.
La Diaconia Valdese - CSD continuerà a rispondere del suo intero operato al Sinodo della Chiesa Valdese, come fatto sin dalla sua costituzione nel 1998, sviluppando in modo sinergico i mandati istituzionali di culto, istruzione e beneficenza.
Cionondimeno, sono state individuate, all’interno del lavoro della Diaconia, «alcune attività definite “di interesse generale”, che saranno sottoposte a tutte le regole previste per chi aderisce al Terzo settore, tra le quali l’iscrizione a registro pubblico, la pubblicità dei bilanci, la nomina di revisori contabili iscritti all’albo, la pubblicazione del bilancio sociale.

Di seguito un estratto dell'articolo di Alberto Corsani pubblicato su Riforma.it a seguito della conferenza stampa tenutasi proprio il 31 marzo:

«Questo percorso si è avviato nel 2017 – ha detto il pastore Sciotto –, quando l’Italia si è dotata di uno strumento normativo per regolare i propri rapporti con i soggetti privati (ecclesiastici e non solo) che operano nell’ambito del Terzo settore. Abbiamo salutato con gioia questo tentativo da parte dello Stato di migliorare, in una chiave di maggiore trasparenza e chiarezza i propri rapporti con coloro che operano per conto delle Istituzioni della Repubblica. Il segretario esecutivo della Csd Gianluca Barbanotti siede nel Consiglio nazionale del Terzo settore, approntato nel 2018 dal Governo per dare vita al progetto. Ora noi siamo uno dei primissimi enti ecc. a entrare in questo Registro unico del Terzo settore [istituito nel novembre 2021, ndr], e lo facciamo ben convinti».

L’avvio di questo “periodo nuovo”, peraltro, non muta il modo di lavorare della Diaconia: la parte delle sue attività che ricadrà sotto la “lente” del Terzo settore – ha proseguito il presidente della Csd – si troverà in un quadro giuridico «entro il quale vivere quella che è la nostra vocazione alla trasparenza, alla chiarezza, alla collegialità». «Si sposano insieme la nostra vocazione storica e una nuova legge: uno spazio in cui mettere nero su bianco, grazie a una legge, ciò che già facciamo». Come novità, ci sarà un controllo da parte di organi dello Stato, ma questo garantisce gli enti coinvolti, chi vi lavora e soprattutto le persone per le quali questi enti svolgono il loro servizio. Continuiamo dunque a vivere la nostra vocazione – ha concluso il pastore Sciotto –, che è di testimoniare e servire il Signore occupandoci delle persone».

Alessandra Trotta, diacona e moderatora della Tavola valdese, ha rilevato come questa nuova stagione sia il frutto di un percorso lungo e partecipato, che «ha coinvolto le nostre chiese e il Sinodo, la sede in cui si assumono le decisioni». «Per noi si è trattato di confermare una scelta di base compiuta tantissimi anni fa, quando furono approvate leggi che hanno molto riformato il nostro Stato grazie allo sviluppo del welfare. La scelta, che oggi confermiamo, è di stare dentro al sistema pubblico continuando a testimoniare l’Evangelo di Gesù Cristo in ambiti assistenziali a cui lo Stato guarda perché concernono gli interessi generali»; «che una legge affermi il principio che ad alcune funzioni fondamentali per la vita dei cittadini e per la tutela degli interessi generali possano concorrere soggetti che hanno idee diverse, provengono da culture diverse ed esprimono spiritualità diverse, e che questo venga considerato una risorsa democratica, ebbene, questa è una cosa nella quale pienamente ci riconosciamo», ha proseguito Trotta. «Ci sono altre condizioni, poi, che il Codice del Terzo settore valorizza e ritiene necessarie, a cui eravamo preparati: in particolare una governance fondata su principi democratici, giacché la gestione delle nostre chiese e opere si regge su un sistema basato su organi collegiali, in cui possono essere eletti uomini e donne, per un tempo determinato e limitato, a garanzia del rinnovamento, e a titolo gratuito. In ultimo si riafferma la nostra predisposizione a lavorare anche nelle collaborazioni e nella ricerca delle reti territoriali».

«Ora paradossalmente la notizia è che “cambia poco” – ha aggiunto Gianluca Barbanotti –. Oggi firmiamo il regolamento e nei prossimi giorni saremo iscritti. Sul fronte delle attività non cambia nulla; cambia qualcosa nella gestione della contabilità perché lo Stato chiede bilanci separati per gli interventi nel Terzo settore e per le attività ecclesiastiche. Ma quella trasparenza, a cui ora siamo tenuti nelle forme previste, la praticavamo già per scelta nostra».