
La mia esperienza di crescita nell'accoglienza
Il racconto di Katty, volontaria del Servizio Civile Universale
Mi chiamo Katty e sono un’operatrice volontaria del servizio civile universale all’interno del progetto SAI Occitano di Roma, gestito dalla Diaconia Valdese.
La scelta del progetto “Radiofreccia”, che mira all’inclusione sociale di rifugiati e richiedenti asilo, è stata consapevole sin dall’inizio. Personalmente, l’ambito della migrazione mi ha sempre interessato poiché sono io stessa una migrante e mi sono sempre riconosciuta nelle persone che hanno affrontato un viaggio simile al mio. Un’altra ragione che mi ha spinto a scegliere questo progetto era la curiosità di comprendere la situazione giuridica dei rifugiati e richiedenti asilo, il funzionamento dell’accoglienza e i percorsi di accompagnamento dei beneficiari per il raggiungimento dell’autonomia e, infine, la loro inclusione nel contesto italiano. In effetti, la mia esperienza è quella di una migrante economica e non di una rifugiata. Tuttavia, ho sempre pensato che il mio percorso migratorio mi potesse permettere di cogliere alcuni elementi nell’interazione con i beneficiari rispetto a coloro che invece non lo hanno mai affrontato; io stessa non potrò mai comprendere appieno l’esperienza di una persona che scappa dal proprio paese per motivi persecutori o da contesti di conflitto, poiché non è il mio caso specifico.
Durante il periodo di servizio civile trascorso finora ho imparato molte cose sulla protezione internazionale e sugli obiettivi e il funzionamento del SAI, sia grazie alle formazioni ricevute che nella pratica con l’osservazione e lo svolgimento di diverse attività.
All’inizio di quest’esperienza la mia partecipazione si è svolta principalmente attraverso l’osservazione del lavoro delle operatrici e delle dinamiche di questo contesto molto serio e delicato poiché i destinatari di tutto il lavoro che c’è dietro sono persone vulnerabili che bisogna tutelare. Una volta compreso il funzionamento e gli obiettivi del progetto, ho potuto partecipare più attivamente alle diverse attività, anche quelle più a contatto con i beneficiari, come gli accompagnamenti finalizzati alla conoscenza dei servizi del territorio: presso i municipi per la richiesta di informazioni, presso la posta o le banche per l’apertura del conto, presso le ASL per il rinnovo del medico e la richiesta di rilascio della tessera sanitaria, presso le strutture sanitarie per lo svolgimento di visite mediche, presso i CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti) per l’iscrizione ai corsi di italiano, ecc. All’interno dell’ufficio invece mi occupo della preparazione dei fogli firma ed erogazioni di fine mese, della prenotazione di visite specialistiche ed esami diagnostici soprattutto per coloro che non hanno ancora una padronanza della lingua italiana, della richiesta di informazioni via telefonica su corsi, libri, materiali, ecc. Partecipo frequentemente ai colloqui che l’operatrice di inserimenti lavorativi svolge con i beneficiari per la creazione di CV e le simulazioni dei colloqui di lavoro. Inoltre, supporto nella ricerca case online, nella ricerca di lavoro online ma mi è anche capitato di accompagnare una beneficiaria a lasciare i CV direttamente nei luoghi di interesse. Infine, ma non meno importante, aiuto una beneficiaria nell’apprendimento dell’italiano attraverso l’aiuto compiti o facendo una semplice chiacchierata.
Una cosa che mi ha colpito particolarmente è stato lo scontro con la dura realtà dei richiedenti asilo. Sono rimasta delusa da come nella realtà la legge spesso non viene effettivamente applicata e dal fatto che i servizi non siano sufficientemente informati sulla situazione giuridica dei nostri beneficiari. È in queste occasioni che il lavoro delle operatrici è fondamentale per fornire chiarimenti in merito.
Essere volontaria del servizio civile in un progetto SAI mi sta dando profonde soddisfazioni, infatti mi sento parte attiva di un percorso di inclusione poiché riesco a contribuire ai piccoli progressi quotidiani dei beneficiari. Ho compreso quanto sia fondamentale per il lavoro delle operatrici dell’accoglienza, sviluppare un rapporto di fiducia reciproca con i beneficiari, che sono i veri protagonisti del progetto, al fine di poter contribuire alla costruzione della loro nuova vita in un Paese che non devono più percepire come estraneo ma in cui potersi sentire finalmente al sicuro. Tuttavia, non mancano momenti di difficoltà legati, per esempio, alla complessa e lenta burocrazia italiana che rende i percorsi di integrazione faticosi e frustranti. Ma si tratta anche di occasioni da sfruttare per sviluppare resilienza e una maggiore consapevolezza sociale. Il mio percorso all’interno del SAI è stato di continuo apprendimento soprattutto da parte dei beneficiari, i quali mi hanno dimostrato di avere una forza di ripartire e andare avanti che mi risulta difficile da comprendere considerando il loro vissuto.
Infine, un aspetto che sta facendo la differenza nella mia esperienza di servizio civile è quella di trovarmi all’interno di un’equipe composta da operatrici giovani, che amano il proprio lavoro e unite a livello professionale per raggiungere obiettivi comuni; loro sono state fonte di ispirazione poiché attualmente valuto seriamente di poter fare il loro lavoro, a maggior ragione ora che sono più consapevole delle ingiustizie esistenti e della mia volontà di impegnarmi per migliorare la nostra società rendendola più inclusiva.
Katty Damaso Cespedes, Servizio Civile Universale