Milano. Aperto il nuovo servizio Casa Gioia

Milano. Aperto il nuovo servizio Casa Gioia

Un nuovo appartamento per favorire l’autonomia genitori-figli

L'area Servizi Inclusione della Diaconia Valdese ha attivato a Milano dal mese di febbraio 2025 un nuovo alloggio destinato alla realizzazione di percorsi di avvio all’autonomia o di semi-autonomia per genitori-figli in contesto abitativo protetto, che si va aggiungere alle altre due unità, Casa Amelia e Casa Stella, attive dal 2019, rispondendo a un’esigenza espressa dal territorio. Ne parliamo con Giada Marilungo, responsabile territoriale Milano, e Martina Cresta coordinatrice area Housing.

«Queste strutture – spiega Marilungo – sono dedicate a nuclei genitori-figli e offrono loro uno spazio protetto, che permetta di ripensare il proprio progetto di vita, ricostruire la loro relazione affettiva, assistiti dallo staff che si occupa dell’alloggio in questo percorso. La particolarità di questi alloggi, rispetto ad altri progetti che abbiamo a Milano, è che sono accreditati e convenzionati, quindi seguono tutti gli standard previsti dalla normativa. Sono un esempio di accoglienza diffusa, l’unica tipologia di accoglienza che la Diaconia ritiene efficace e quindi propone, attraverso abitazioni civili, diffuse sul territorio, con personale qualificato».

Che tipologia di famiglie viene accolta nelle tre case? Spiega Cresta: «Il focus del progetto è la cura verso i minori e per questo mira ad aiutare mamme e papà a sviluppare (o costruire) le loro capacità genitoriali, per evitare la divisione del nucleo familiare. Sono i Servizi Sociali, su mandato del Tribunale per i minorenni, che chiedono l’inserimento e l’accompagnamento verso l’autonomia, con un periodo di osservazione del nucleo da parte del personale.

La prospettiva è che questi nuclei un giorno “camminino con le loro gambe”, ma non sempre succede. L’équipe educativa monitora quotidianamente la situazione e, quando necessario, in caso di pregiudizio per i minori, si procede a un collocamento in una comunità per minori, con o senza genitore…».

La differenza di Casa Gioia rispetto ai due precedenti, continua Martina Cresta, «è che si tratta di un appartamento più piccolo, a uso esclusivo; al momento abbiamo una mamma di origine egiziana con due bambini», e ricorda ancora il momento in cui sono arrivati, da una comunità dove erano seguiti h24.

Molto importante è il lavoro di rete, non solo con i servizi sociali, spiegano le due operatrici: esiste una rete formale, quella dell’équipe educativa (che fornisce 12 ore settimanali di supporto educativo), dei servizi sociali, con cui si elabora il progetto educativo individualizzato (pei), la scuola, con cui ci si interfaccia, insieme ai genitori, il medico di base, le agenzie di orientamento…

E poi, sottolineano, c’è la rete informale, che coinvolge le chiese locali: «Tutti i nostri progetti – spiega Cresta – nascono con il loro aiuto, il supporto e le loro idee».

Numerosi sono i volontari che aiutano per esempio i bambini nei compiti, o accompagnando i genitori per le loro necessità (visite, documenti…). Intervengono anche i giovani volontari del servizio civile italiano o internazionale, concludono, che possono mettere quel contenuto “affettivo” importantissimo, che gli operatori professionali non possono tanto “permettersi” dovendo mantenere un atteggiamento più “normativo”.

Fonte: Riforma.it
Di: Daniela Grill