Passi avanti nella tutela degli anziani non autosufficienti
Intervista di Alberto Corsani a Daniele Massa
Il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza raggruppa 59 organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese, fra cui la Diaconia valdese. Una “comunità della non autosufficienza” che ha deciso di superare confini, appartenenze e specificità per unirsi nella elaborazione della riforma dell’assistenza: rappresenta gli anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi. Dopo aver contribuito alla formulazione della Legge 33/2023 di riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, il Patto sta lavorando alle proposte di Decreti Legislativi, attraverso 7 tavoli di lavoro. Il tavolo della residenzialità è coordinato da Daniele Massa, membro della Diaconia valdese CSD che rappresenta nel Patto. Abbiamo parlato con lui di questa fase del lavoro.
– Perché la scelta di avviare sette “tavoli di lavoro” per predisporre una proposta di Decreti Legislativi al Governo?
«La legge di riforma della non autosufficienza è una legge delega: il Governo dovrà emanare entro il 31 gennaio 2024 i Decreti Legislativi per renderla compiutamente operante. L’obiettivo del Patto è quello di fornire al Governo delle proposte di Decreti Legislativi, cercando così di orientare le scelte sulla base della competenza, dell’esperienza e della conoscenza concreta del settore».
– Il Patto le ha affidato il coordinamento del tavolo che tratta il tema delle Rsa. Come ha impostato il lavoro?
«È un tavolo con oltre 40 partecipanti: Ordini professionali, associazioni, società scientifiche, sindacati ed Enti gestori. Il tavolo si è riunito finora 5 volte in videoconferenza. Ho utilizzato come traccia di discussione un documento elaborato dal Coordinamento Interassociativo dei gestori di Rsa di cui faccio parte come Diaconia valdese. Il mio ruolo è stato di condurre una discussione ampia e partecipata, approfondire i vari punti, sintetizzare il tutto in una prima proposta che ho trasmesso al Coordinamento del Patto all’inizio di luglio, per avere poi con i coordinatori degli altri tavoli una prima discussione collettiva in cabina di regia».
– Ci può illustrare i principali punti di questa prima proposta?
«La proposta è finalizzata a individuare standard minimi strutturali e gestionali, come prevede la Legge Delega, per assicurare omogeneità di risposta in tutto il nostro Paese nelle Rsa, cosa che oggi non esiste. Al centro della riflessione sono stati le scelte, le aspettative e i bisogni delle persone, un tema sul quale ho registrato una forte condivisione. Il primo aspetto è stato quello di individuare le tipologie clinico/funzionali delle persone non autosufficienti, tenendo conto che le caratteristiche degli ospiti sono cambiate e molti presentano situazioni di multi-morbilità che richiedono un’alta assistenza. Tuttavia le persone, a prescindere dal livello di autonomia, nelle residenze, devono trovare un luogo di vita, in ambienti amichevoli e familiari anche da un punto di vista strutturale. Il documento indica quindi puntualmente gli standard strutturali. Si affronta anche il tema delle professionalità e dei minutaggi minimi per ciascuna tipologia di assistiti. Viene fatta anche una proposta di costi minimi, remunerativi del servizio svolto, per assicurare stabilità alle strutture e contratti di lavoro adeguati».
– Una buona partenza: prospettive e problemi nei prossimi mesi?
«Nei prossimi mesi vi sarà il confronto sia tecnico sia politico con i Ministeri interessati. Resta il nodo del finanziamento, sul quale in queste settimane stiamo preparando una proposta per la manovra di bilancio 2024 per iniziare a finanziare, in un piano pluriennale. gli interventi della riforma, che valutiamo nell’ordine di 7 mld di euro: una bella sfida in tempi di progressivo smantellamento del Servizio sanitario nazionale e in cui si parla di autonomia differenziata, di delega fiscale. L’attuazione della Legge Delega va invece nella direzione di rilanciare il welfare pubblico. Per questo richiede un grosso sforzo politico e un forte presidio sociale».
– Che valutazione date come Diaconia valdese di questo impegno?
«Il nostro impegno risponde a un atto del Sinodo 2022, che invita la Diaconia valdese a continuare a collaborare con il Patto per la definizione della riforma. Abbiamo coinvolto i direttori delle nostre opere nei vari tavoli di confronto. È una nostra partecipazione convinta, sia nel merito delle questioni sia nel metodo, che sottolinea il ruolo importante dei corpi intermedi per la realizzazione di una democrazia compiuta. Il nostro ruolo si fa forte dell’attività di tutte le strutture residenziali del nostro Ordinamento che su questi temi stanno anticipando modalità di gestione che si ritrovano nelle proposte. Riteniamo che questi impegni siano anche un modo di testimoniare la nostra attesa del regno di giustizia, che deriva dalla vocazione che ci rivolgono i bisogni delle persone. Siamo riconoscenti al Signore che, malgrado tutte le nostre umane mancanze, ci concede, anche in questo modo, di cercare la giustizia in Cristo».
Fonte: Riforma