RSA di nuovo sotto accusa: attacco gratuito e approssimativo

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RSA di nuovo sotto accusa: attacco gratuito e approssimativo

A fronte di quanto emerso negli ultimi giorni sui quotidiani nazionali rispetto alle notizie di cronaca generale che vedono coinvolto il mondo delle RSA, la Diaconia Valdese Valli, le Diocesi Cuneesi e di Pinerolo e l’Associazione Provinciale Cuneese Case di Riposo manifestano stupore e disapprovazione di fronte all’ennesimo attacco gratuito ed approssimativo rivolto al settore delle RSA. 

A maggio 2019 il Difensore Civico, organismo regionale, con riferimento alla Legge Regionale de Piemonte 19/2018 inviò alle Direzioni delle RSA piemontesi la richiesta di far pervenire entro 60 giorni una dettagliata relazione sull’utilizzo della contenzione meccanica, “ancorché finalizzata a prevenire la caduta dei pazienti”. Alcune strutture, tra cui quelle rappresentate dagli scriventi, risposero inviando i protocolli in uso.

Oggi, a due anni di distanza, senza aver ricevuto alcuna comunicazione dall’organismo citato, apprendiamo dai giornali che 9 RSA su 10 utilizzerebbero metodi di contenimento fisico assolutamente non ammissibili. 

Vogliamo affermare con forza che queste modalità non ci appartengono. Qualora, a protezione dell’ospite, l’équipe multidisciplinare ritenga necessario l’utilizzo di strumenti quali, ad esempio, sponde al letto o tavolino alla carrozzina, la decisione – avallata da un medico – viene condivisa con lo stesso ospite e la famiglia, e periodicamente rivalutata. Pare superfluo evidenziare che i mezzi di protezione eventualmente utilizzati non comprendono “fantasmini” o altri metodi illeciti di costrizione a letto.  

Le difficoltà economiche del nostro settore sono innegabili, anche per il fatto che le rette di degenza sono ferme dal 2012, nonostante il notevole incremento dei costi, soprattutto nella contingente emergenza sanitaria. Ma la tesi che a rette non adeguate si risponda con comportamenti che, se confermati, devono essere perseguiti penalmente, oltre ad essere infondata, è diffamatoria e non rende giustizia a coloro che, quotidianamente, svolgono il proprio lavoro con dedizione e impegno. Il rispetto degli ospiti, la cura e la centralità della persona sono basilari nell’attività delle strutture che rappresentiamo e costituiscono elemento imprescindibile da qualsiasi difficoltà economica.