Siamo aperti a porte chiuse

L'articolo della Diaconia Valdese per Riforma.it


Siamo aperti a porte chiuse

#siamoapertiaportechiuse è l’hashtag che la Diaconia Valdese ha lanciato in questi giorni a supporto di una comunicazione chiara ed immediata per tutti coloro che hanno dei parenti in case di riposo e strutture residenziali.
Le restrizioni imposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020 per il contenimento della diffusione del Coronavirus prevedono la sospensione delle visite fino al 3 aprile. Un’azione forte e decisa, assolutamente necessaria e imprescindibile, che rischia però di mettere in crisi il delicato, quanto fondamentale, rapporto tra ospite e parente. Da una parte, la persona anziana o disabile, che deve essere tutelata e protetta, dall’altra il familiare e/o il conoscente, al quale deve essere garantito il contatto con il proprio caro. 

Li unisce un legame forte, che mette in gioco un delicato equilibrio di sentimenti e che spinge i responsabili di strutture, operatori, medici, infermieri, educatori a mettere in atto delle azioni che possano fronteggiare la situazione, cercando, in primis, di mantenere viva una quotidianità indispensabile al benessere di tutti.

Cosa fare, quindi, per garantire la continuità nella relazione?

Le strutture della Diaconia Valdese si sono attivate per sfruttare al meglio le potenzialità che la tecnologia offre per facilitare la comunicazione. Grazie agli strumenti digitali, che la maggior parte delle persone utilizza – vedi cellulari, tablet e pc –, le videochiamate da qualche giorno sostituiscono "virtualmente" le visite, consentendo alle persone di parlarsi e vedersi anche a distanza. 

Sono poche e semplici le indicazioni da seguire per i parenti, ma che consentono alle strutture di organizzarsi, coordinando le varie richieste. Innanzitutto è necessario telefonare alla segreteria della struttura, in orario di ufficio, per concordare la fascia oraria in cui poter contattare il proprio caro. Questa operazione si rende indispensabile per far sì che gli operatori si organizzino durante l’arco della giornata così da supportare l’ospite e rendere fruibile la comunicazione. 

Una volta stabilita l’ora, e attraverso l’ausilio di WhatsApp, si effettua una videochiamata, che può essere singola o di gruppo; in quest’ultimo caso, è possibile unire contemporaneamente più persone distanti tra loro (ad esempio figli e nipoti che vivono in città differenti), rafforzando ulteriormente il sentimento di vicinanza. 

Nelle strutture della Diaconia Valdese i famigliari, tolto questo periodo di restrizioni per motivi sanitari, non hanno limitazioni di orario per le visite: questo è sicuramente un grande cambiamento, nonché uno sforzo notevole, che ad ora, vede comunque la massima collaborazione da parte di tutti. 

La cura e lo sforzo che si riserva all’interno della struttura si trasla anche all’esterno: non ci si dimentica, infatti, dei famigliari poco avvezzi alla tecnologia o privi di strumenti atti a svolgere questo tipo di comunicazione. Per questo, ci si sta organizzando, cercando di offrire assistenza e supporto. Inoltre, le segreterie delle strutture sono a disposizione di tutti coloro che incorrono in qualsiasi tipo di problema o difficoltà.  

Ai tempi del Coronavirus, quando ci viene chiesto di mantenere 1 metro di distanza, quando ci è vietato di abbracciarci, stringerci la mano, baciarci, e quando si chiudono le porte delle nostre strutture, si lavora affinché si possa continuare ad essere "aperti a porte chiuse".

Di Monica Onnis

Fonte: Riforma.it