Trenta domande alla politica. E adesso?
Alcune considerazioni sull’iniziativa della Diaconia Valdese per le elezioni
Sono passati solo pochi giorni dal 25 settembre e le elezioni con l’atipica campagna elettorale estiva ci sembrano già argomenti da dimenticare, tutti rivolti alla composizione del nuovo governo, come se l’individuazione di un nominativo al posto di un altro in un certo ministero sia la chiave di volta per governare bene il paese.
La Diaconia Valdese nel corso della campagna elettorale, per la prima volta, ha chiesto un’interlocuzione con la politica rivolgendo a tutti i partiti in competizione “trenta domande” sui temi di interesse diaconale (sanità, immigrazione, lavoro, ambiente, anziani). Contrariamente a quanto ci si potesse attendere, avendo anche noi aspettative piuttosto basse sulle capacità reattive della politica nel confronto con la cosiddetta società civile, ci sono stati quattro partiti che hanno risposto in modo puntuale alle varie domande; Sinistra Italiana, +Europa, Unione popolare e Partito Democratico si sono impegnati nel fornire un riscontro ai vari punti di riflessione che avevamo proposto. Tutti i partiti che hanno risposto saranno all’opposizione, ma le elezioni non sono il gioco del calcio dove al termine della partita si sancisce chi vince e chi perde e tutti i protagonisti nelle interviste dichiarano di essere già concentrati sulla prossima gara. Le elezioni preludono al governo del paese con funzioni di rappresentanza nella maggioranza e nell’opposizione, e il ruolo dell’opposizione è la garanzia dell’equilibrio democratico, anche in un paese culturalmente governista come il nostro, dove l’opposizione è spesso vista come una guerriglia permanente alla ricerca di spazi di potere consociativo. Le risposte e gli impegni che i partiti hanno preso con noi non finiranno dimenticati in un cassetto, saranno invece oggetto di ulteriori interlocuzioni da parte nostra per spronare, spingere, monitorare e controllare le azioni del governo nazionale sui temi di interesse diaconale. Per noi fare politica non si traduce in “agibilità”, in accesso alle stanze del potere, in conoscenza di chi può darci una mano, ma significa prendere posizione in modo trasparente in nome della diaconia e delle persone senza voce che cerchiamo di rappresentare. Saremo in tal senso, per quello che saranno le nostre capacità, sentinelle vigilanti.
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