Un anno di volontariato attraverso gli occhi di chi lo ha vissuto
Esperienze, visioni e prospettive nell'intervista a due volontarie e un volontario internazionali
Terminati i tre seminari finali (al nord, nel centro e al sud) si apprestano a concludere i propri progetti le giovani volontarie e i giovani volontari che, dall’autunno del 2023, hanno prestato servizio presso molte strutture della Diaconia Valdese e di altre opere metodiste e valdesi in tutta Italia. Per raccontare le tante esperienze di volontariato, di crescita e cambiamento abbiamo intervistato tre di loro: Antia Enriquez Camino, che presta servizio a Luserna San Giovanni negli uffici di Servizi Inclusione, Katharina Petersen, in servizio presso la casa di riposo Il Gignoro a Firenze, Julius Joachim Wehner volontario al Servizio Cristiano di Riesi.
Com’è stato quest’anno di volontariato?
Antia. Sono arrivata in Italia il 1 ottobre, con tante paure, come tutti/e, immagino. Ecco, pensavo a cosa mi sarebbe successo lì, avevo l'incertezza su cosa avrei fatto, dove avrei vissuto, con chi, come sarebbe stato il lavoro...
Quest’anno sento di essere cresciuta molto a livello personale e professionale. Ebbene, a livello personale, penso di aver imparato a gestire meglio le cose e per me stessa, a imparare a trascorrere più tempo con me e ad avere più fiducia in quello che posso fare. D’altro canto, a livello professionale, sono molto grata per il tipo di volontariato che ho dovuto svolgere. Il mio ufficio si occupa dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti e penso che questo lavoro sia molto arricchente. Una delle cose che ho amato del lavorare qui è che in questo lavoro non c'è quasi mai routine, ci sono sempre cose nuove, nuove persone che entrano e l'atmosfera nel mio ufficio è fantastica.
Ad essere sincera, penso che questa sia una delle migliori esperienze che ho avuto nella mia vita. Non voglio romanticizzare il volontariato, perché ovviamente ci sono stati momenti molto difficili, visto che arrivi in un piccolo paese dove non conosci nessuno e ci sono molte volte in cui ti senti sola e fuori posto, ma penso che tutto questo sia anche un'altra esperienza di apprendimento.
Katharina. Quest’anno di volontariato è stato esattamente come l’avevo desiderato. (Ho 28 anni, ho finito l’università e sono professoressa di francese e matematica. Dopo il liceo - quando avevo 19 anni - ho già fatto un anno di volontariato, lavorando con i ragazzi in Francia, e mi è piaciuto molto! Per questo volevo fare un altro anno di volontariato - questa volta con anziani in Italia.)
Il lavoro con gli anziani è stato una grande gioia. Mi piace tantissimo passare per Il Gignoro - la casa di riposo - e salutare le persone, abbracciarle, chiacchierare un po’, chiedere loro come stanno etc. Faccio delle cose semplici, ma tutti (gli anziani e il personale) mi parlano e guardano con una gratitudine e riconoscenza enorme.
Eppure l’esperienza non è stata solamente bella e facile. Il Gignoro è una grande struttura e quest’anno ci sono stati dei cambiamenti grossi del personale (dagli assistenti fino ai coordinatori dei diversi “moduli” (reparti)). Inizialmente sembrava non esserci un singolo responsabile formale di noi 4 volontari internazionali in struttura, al di là del tutor che si occupa di tutto il volontariato a Firenze che è stato quindi importante ma che lavora in tante altre strutture e che dunque non poteva essere sempre presente. Questo è stato un po’ difficile specialmente per le mie nuove piccole sorelle: Frieda (19 anni, volontaria della Germania) e Noa (18 anni, volontaria della Spagna).
Sono riconoscente di essermi trovata in questa situazione e aver fatto un po’ più esperienza di vita: sapevo cosa volevo da quest’anno e da questa esperienza e sono “andata a pigliarmelo” (sono riuscita a ottenerlo). Le cose che volevo: trovarmi bene al lavoro, con gli ospiti e con i colleghi, fare delle cose creative con gli anziani (ballare, cantare, teatro, video musicale), imparare la lingua, conoscere la cultura, conoscere la città e la regione.
;P L’unica cosa di cui avevo sognato/che ho desiderato e che non sono riuscita ad ottenere: volevo fare amicizia con una signora italiana (una madre o nonna) che mi potesse insegnare dei trucchi della cucina italiana. Purtroppo le ospiti della RSA non cucinano più, i miei colleghi erano quasi tutti stranieri (molti peruviani) e la signora che visitavo una volta a settimana a casa sua non può più cucinare, perché ha la scoliosi. Quando ritornerò al mio paese dovrò forse iscrivermi a una classe di "pasta fatta in casa”. ;)
Julius. Io sono Julius, vengo da Leipzig, una città in Germania. Sto ancora facendo il mio volontariato a Riesi, una piccola città nel cuore della Sicilia. Quella di quest’anno è stata un’esperienza meravigliosa per me. Sto lavorando in un centro riabilitativo che fa parte del Servizio Cristiano di Riesi e che offre alla gente di Riesi e tutta la Regione logopedia, neuropsicomotricità e psicologia. Accompagno i bambini della nostra scuola dell’infanzia primaria alla terapia e mi occupo della ricezione. La mattina accompagno gli autisti dello scuolabus. Mi trovo assolutamente bene nel mio programma, sto facendo tante esperienze per la mia vita, aiuto le persone con problemi qui a Riesi e nel tempo libero sto girando tutta la Sicilia. Per ogni problema che ho avuto, al lavoro o nella mia vita privata, ho sempre trovato persone gentilissime che mi hanno aiutato. Per concludere posso dire che non c’è stato neanche un giorno in cui ho pensato che il volontariato a Riesi sia stato un errore.
Cosa porti con te dal seminario finale?
Antia. Il seminario finale è stato fantastico per poter incontrare nuovamente tutti/e i/le volontari/e e condividere dopo tanto tempo le esperienze che abbiamo avuto durante i nostri progetti. D’altronde ho provato tante emozioni e personalmente è stato un po’ difficile pensare che questa esperienza stia finendo e che bisogna cominciare a pensare al futuro.
Katharina. Il seminario finale è stato bello (e abbastanza breve). Porterò con me le storie degli altri volontari e degli organizzatori, le storie dei loro servizi di volontariato!
Julius. Il seminario finale per i volontari del sud è stato a Palermo nel Centro Diaconale la Noce. Insieme con i responsabili dell’ufficio volontariato della Diaconia Valdese abbiamo visualizzato le competenze che abbiamo usato nel nostro servizio ma anche tutte le altre nostre competenze che abbiamo acquisito qui. Siamo andati insieme tra le strade di Palermo per chiedere alle persone che cosa pensano del volontariato e se lo conoscono. Le risposte erano diverse però in generale si può dire che la gente di Palermo sia molto convinta che il volontariato aiuti tutti: volontari e residenti nei nostri luoghi di servizio.
E ora, cosa ti aspetta dopo la fine servizio?
Antia. La sensazione che provo in questo momento è un po’ strana. Beh, all'inizio è un po' difficile adattarsi alla vita in un altro paese, in un piccolo villaggio, con persone che non conosci. Ma una volta che ti adatti e ami questa vita, devi andartene, sento che da un lato è un po' frustrante ma dall'altro è un'altra fase della tua vita che porti con te. Dopo il servizio spero di continuare a lavorare o studiare tutto ciò che riguarda il campo sociale. Sinceramente non so se sarà qui in Italia, in Spagna o in un altro Paese ma è una cosa che oggi mi è molto chiara. Spero anche di portare con me tutti gli insegnamenti che questa esperienza mi ha dato e di poterli condividere ovunque vada.
Katharina. Il 01.08.24 inizia il mio lavoro come professoressa al liceo di Gefion a Copenhagen. E mi aspetta il mio ragazzo. È stata dura vedersi così poco durante 10 mesi, ma ora so che una relazione a distanza può funzionare.
Julius. Dopo la fine del servizio mi aspetta una bellissima settimana di ferie in Francia. Poi mi sono già iscritto per studiare economia all’università di Freiburg, una città piccola nella mia regione d’origine. A parte ciò sono sicuro che quest’anno non sarà l’ultimo anno che vivrò in Italia!