La Diaconia valdese al Sinodo 2022

La Diaconia valdese al Sinodo 2022

Emersi spunti interessanti nel dibattito di mercoledì 24 agosto

Riprendendo la tradizione interrotta per necessità il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste 2022 ha esaminato e discusso il lavoro della Commissione Sinodale per la Diaconia mercoledì 24 agosto, quando anche gli spazi riservati agli ospiti esterni si sono riempiti con decine di operatrici e operatori. Dal dibattito, come al solito molto partecipato, sono emersi alcuni interessanti spunti che possono aprire ad ulteriori riflessioni e azioni.

La diaconia espressione innovativa e profetica della Chiesa. La pastora Daniela Di Carlo ha proposto alla riflessione la possibilità che la diaconia rappresenti per la chiesa una sfida, una fuga in avanti, un tentativo di percorrere luoghi e sentieri che altrimenti la chiesa non potrebbe raggiungere. Un ruolo, peraltro, già svolto da altre esperienze come Agape, Servizio Cristiano o le varie “comuni”. Le estreme periferie che la Diaconia incontra, periferie non solo geografiche, ma anche sociali, così come le persone con le quali si fa amicizia, ci si confronta e si cammina insieme, persone sociologicamente così lontane dalle nostre frequentazioni ecclesiastiche, rappresentano occasioni di crescita e di testimonianza che interrogano e stimolano le nostre comunità all’apertura.

Reciprocità e crescita collettiva. Nell’ambito della dialettica, sottolineata da diversi interventi, fra professionalità della diaconia e volontariato della chiesa, fra la necessaria immediatezza di risposta diaconale a fronte dell’altrettanto necessario, ma più lento, processo di coinvolgimento delle comunità locali, è stato utile l’intervento di Patrizia Bertesi che, dall’esperienza di collaborazione con gli operatori della diaconia, propone uno schema che superi il “noi-loro”, ma si fondi sul riconoscimento reciproco di doni e talenti (di competenze per dirla in termini meno biblici), sull’ascolto su un piano di parità dove la professionalità degli operatori deve tradursi in comprensione di quanto le comunità locali siano una risorsa operativa per integrarsi nel territorio e per il sostegno e lo sviluppo dei progetti, e dove i membri di chiesa devono considerare i servizi diaconali occasioni di crescita, incontro e cambiamento per le stesse comunità.

Perimetro evangelico. Negli anni passati, e in parte anche oggi, il dibattito ha proposto il tema dell’evangelicità degli operatori, come se questa fosse un elemento magico che migliora la loro capacità di servire le persone, oppure, per par condicio, la richiesta agli operatori evangelici della diaconia di un particolare coinvolgimento personale nelle attività ecclesiastiche. Il presidente della Diaconia pastore Francesco Sciotto in chiusura della sessione, riprendendo spunto anche dall’intervento della pastora Maria Bonafede,  ha proposto un’inversione di marcia su questi temi. La diaconia è chiesa e gli operatori, magari anche a loro insaputa, nel momento in cui si coinvolgono nel lavoro diaconale diventano parte della chiesa: sono visti dai servizi sociali, dagli insegnanti, dalle famiglie, dai beneficiari, dai giornalisti, come operatori “della chiesa valdese”, propongono la testimonianza dell’impegno della “nostra” chiesa. Sono centinaia di operatori, migliaia di “beneficiari” che vivono, soffrono, gioiscono nel cortile delle nostre chiese, sono uomini e donne, spesso appassionati del loro impegno, che devono essere considerati come facenti parte delle nostre comunità, siano essi operatori o beneficiari. La sfida è trovare un modo per poter far sentire le nostre comunità e la chiesa in generale come “casa comune”, luogo di accoglienza e crescita sia sul piano personale (spirituale per usare termini biblici) che sul piano della consapevolezza e responsabilità collettiva.

La presenza della Diaconia Valdese CSD in Sinodo è stata completata, non solo dall’approvazione unanime dell’operato della Commissione, ma anche dalla partecipazione della Commissione Sinodale per la Diaconia alla redazione e discussione dell’importante documento sul “lavoro” che è stato presentato insieme alla Tavola e che rappresenterà un punto di riferimento nei mesi e negli anni prossimi.